Intervista al D.S. Giovanni Galvagno

Buongiorno e ben trovato, preside. Una prima domanda necessaria: all’interno della scuola italiana che ruolo svolgono i centri provinciali per l’istruzione degli adulti, comunemente denominati CPIA?

Buongiorno e bentrovati a voi. Direi che i CPIA svolgono un ruolo di rilievo, occupandosi di  quelle fasce di popolazione che altrimenti resterebbero escluse dal sistema scolastico italiano. Le altre tipologie di scuole si rivolgono infatti in altre direzioni, comprendendo la popolazione in età scolare. Inoltre, le indicazioni europee per promuovere una formazione permanente del cittadino sono alla base della nostra mission, incentrata sul coinvolgimento di un’ampia parte della popolazione: non soltanto extracomunitari, ma anche adulti che desiderano portare a compimento gli studi e conseguire un diploma – o che semplicemente desiderano continuare a imparare – e minori in difficoltà.

Per approfondire: pochi ne conoscono l’esistenza. Pure sono parte integrante dell’istruzione scolastica.

I CPIA sono stati istituiti con il decreto 263 del Presidente della Repubblica del 29 ottobre 2012, prima ancora c’erano i CTP – Centri Territoriali Permanenti – facenti capo allo stesso dirigente scolastico della struttura ospitante. Sono dunque Istituzioni scolastiche statali di pari dignità delle altre, articolate in più punti di erogazione disseminati sul territorio dell’intera provincia, dotate di autonomia e facenti capo ad un proprio dirigente scolastico. Certo, l’istituzione relativamente recente dei CPIA e la peculiarità del bacino di utenza ne hanno determinato la minore visibilità, rispetto alle altre istituzioni scolastiche del territorio.

Si può dire che il ruolo dell’insegnante in un CPIA favorisca l’integrazione degli extracomunitari nel tessuto sociale?

Come dicevo, una buona porzione della nostra utenza è rappresentata dagli extracomunitari che si rivolgono a noi per imparare la lingua, ma anche molto spesso per un primo contatto con la gente del posto e con la cultura ospitante. Va da sé che i docenti devono essere preparati a modulare gli interventi su un’ampia scala di possibilità, a seconda del caso, dovendo mostrarsi capaci di una apertura mentale e di empatia, poiché devono fare i conti con il confronto tra culture diverse e con persone che vivono in contesti non di rado lontani dalla nostra quotidianità, oltre che dare risposte adeguate sul piano culturale, nei contenuti e nella formulazione delle stesse.

Gli insegnanti dei centri provinciali sono presenti anche all’interno delle carceri o alle prese con giovani disagiati provenienti dai centri d’accoglienza o da quartieri difficili: vuole dirci qualcosa a proposito?

La nostra Scuola comprende le sedi carcerarie e i minori ospiti di comunità o provenienti da famiglie problematiche e i nostri insegnanti sono consapevoli dell’importanza del loro ruolo in aree culturali dove i valori sociali attecchiscono con più difficoltà. La scoperta di se stessi e delle proprie potenzialità, lo sviluppo di un pensiero critico e l’impiego del tempo finalizzato a preparare le competenze che si affinano con l’esperienza scolastica sono strumenti imprescindibili per costruire il proprio riscatto sociale e, dunque, l’opportunità offerta dai nostri corsi contribuisce in modo sostanziale alla riabilitazione dell’individuo, indipendentemente dal vissuto che ha alle spalle.

Per finire: in che modo il mondo dell’arte può essere un rinforzo, se non un completamento, per l’insegnamento nei CPIA?

L’arte riesce a cogliere l’essenza del creatore dell’opera e diventa un mezzo comunicativo potentissimo, proprio perché trasmette il messaggio su canali diversi da quelli già codificati e regolati e supera la finitezza della parola, che resta invece rinchiusa nella rete semantica della lingua. Per tali motivi, l’arte diventa soprattutto nel nostro caso uno strumento di forte rilevanza.Al momento, stiamo implementando alcuni progetti che coinvolgono degli esperti per l’avvio di corsi di musica e di arti grafiche, indirizzati a quegli studenti che vorranno prendervi parte. Sono intesi dunque come laboratori, finalizzati alla realizzazione di prodotti finiti. In passato, attività similari sono state realizzate anche dai docenti curricolari e i contributi dei nostri studenti, che provengono da svariate parti del mondo, si sono concretizzati in oggetti artistici di grande interesse, oltre che bellezza. Anche nelle sedi carcerarie sono stati realizzati degli oggetti dagli studenti, talvolta carichi della loro esperienza di vita, dunque di forza e di grande impatto emotivo. Le fotografie di alcuni di questi lavori possono essere viste sul nostro sito istituzionale.

Ringraziamo il dirigente Giovanni Galvagno per le sue risposte esaustive e per la sua disponibilità.

2 Risposte a “Intervista al D.S. Giovanni Galvagno”

  1. Mi sembra doveroso intervenire,con un semplice commento,per esprimere pubblicamente la mia approvazione calorosa verso una iniziativa così completa e dinamica,che sarà sicuramente una spinta al miglioramento di ogni parte del sistema che già di per sè apporta sostegno e incoraggia lo sviluppo della parte migliore delle nostre emozioni comunicative al fine di offrire un servizio sempre piu completo.
    Cordialità

I commenti sono chiusi.