Profumo di casa… circondariale. Le ricette dei detenuti di Barcellona Pozzo di Gotto (ME)

Serena Freni Sterrantino

Non si può pensare bene, amare bene, dormire bene, se non si è mangiato bene.” Almeno così sosteneva Virginia Woolf. E aveva ragione. Il cibo aiuta a stare bene e dà felicità. Anche in carcere la cucina rappresenta un’occasione di gioia e un momento di convivialità. Cucinare per sé e per gli altri appaga e distrae dalle sofferenze, aiuta a rilassarsi e in cella crea una parvenza di normalità per i ristretti.

Nasce quasi per caso il libro di ricette ‘Profumo di casa’ realizzato dai docenti del CPIA di Messina in servizio presso la Casa Circondariale di Barcellona P.G. (ME) insieme ai detenuti-alunni del percorso di primo periodo primo livello.

“Tutto è partito dai racconti dei detenuti di pietanze, anche piuttosto complicate, che riescono a preparare nelle loro celle. Abbiamo capito che il cibo regala loro momenti di convivialità positiva in cui sentono meno la lontananza dei loro cari”, afferma la prof.ssa Lucia Liggieri referente del punto di erogazione che insieme alle docenti Maria Tindara Capone, Luisa La Rosa, Daniela Maiori e Serena Freni Sterrantino hanno lavorato al progetto a cavallo tra gli anni scolastici 2019/2020 e 2020/2021.

L’idea viene subito accolta con entusiasmo dall’ex dirigente del CPIA prof.ssa Messina e trova anche nell’attuale DS prof. Galvagno un’enorme approvazione e tanto supporto. Sensibili al progetto anche le direttrici del carcere che si sono susseguite negli ultimi mesi, la dottoressa Nunziella Di Fazio e la dottoressa Romina Taiani, che hanno compreso il fine educativo di questo progetto.

Sorprende scoprire come anche con pochi utensili e in assenza di strumenti di cottura adeguati e convenzionali si possano creare primi piatti, secondi e dolci di bell’aspetto e dal gusto invitante. Ed ecco come il semplice scolapasta diventa un comodo passaverdure; il manico di scopa un insolito mattarello per stendere gli impasti e la bottiglia in plastica un novello frullatore. Grazie alla loro fantasia, i detenuti riescono non solo a preparare la pasta ma anche a cucinare una crostata senza il forno usando delle banali padelle.

Questi e altri dettagli sono emersi dai racconti degli alunni del carcere di Barcellona, per i quali la cucina è evasione e benessere, ciò che permette loro di tener vivo il legame con il mondo oltre le sbarre.

Il libro è diviso in sette sezioni: alcune illustrano le ricette con dosi e ingredienti necessari per la preparazione dei piatti, altre approfondiscono utensili e metodi di cottura usati in cella.

“(…) I piatti e le pietanze contenuti in queste pagine, pur cucinati in spazi ristretti, con fornelletti da campeggio, ingredienti, strumenti e tecniche di cottura alternativi sono un percorso di vita e di speranza, che ancora prima di nutrire il corpo nutre la dignità di ogni persona.” La cucina, dunque, come mezzo di riscatto della dignità umana è il messaggio lanciato dai detenuti della casa circondariale barcellonese.

“Noi docenti del CPIA di Messina” concludono le insegnanti “ sappiamo che anche una semplice raccolta di ricette può contribuire al risarcimento educativo dei detenuti e al rientro più sano dei ristretti nella società civile.”